giovedì 29 marzo 2012

Palermo. Ristorante Il Mirto e la Rosa

Nella Palermo irrimediabilmente decaduta, dove ogni tanto
      compaiono enormi piramidi di immondizia, e dove eppure ancora
      si respira l'aria delle antiche aristocrazie, dei palazzi
      nobiliari, degli ori e dei tessuti e degli stucchi, qui, e
      solo qui, il viaggiatore conosce il labile confine delle
      culture e la solitudine dell'isola.

   
      Mangiare diventa un esercizio della curiosità: leggere
      lingue, volti, paesi dentro i cibi. Comprendi, allora, meglio
      Braudel assaggiando carni e pesci di questa città, comprendi
      meglio come e perché, mentre gli uomini continuano a
      scannarsi nel grande mattatoio del mondo, a tavola sapori
      arabi e ebrei, occidentali e orientali, del nord e del sud,
      abbiamo da tempo fatto la pace e si uniscano senza discordie
      e senza guerre, ogni giorno, in piatti dai sapori superbi.
   
      Qui, in questa ex ricovero di carrozze e cavalli trasformato
      in un bel ristorante, comincio con le polpettine alle
      melanzane, ottime, appoggiate come scogli in un mare di rossa
      crema di pomodoro, e poi pasta con pesce e finocchietto,
      buona, anche se avrei preferito un condimento bianco, e
      invece la salsa di pomodoro stona un poco, ed è un peccato
      perché sotto si avverte il matrimonio perfetto fra pesce ed
      erba aromatica, e il finocchietto avrebbe bisogno di
      esplodere in tutta la sua selvatica vitalità, invece di
      essere prigioniero della solanacea.
   
      Termino il pranzo con un semifreddo alla mandorla, ricoperto
      di cioccolato fuso: degna conclusione di un buon pranzo, a
      15 euro, in un ristorante di più che discreta qualità.

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