martedì 26 aprile 2011

Ristorante Antichi Sapori di Turchia, Roma

A Roma, in un itinerario gastronomico delle terre lontane, non può mancare il ristorante "Antichi Sapori di Turchia", a due passi da Porta Pia, in Via Nomentana 81.
Il biglietto da visita è ottimo: il cuoco, Hikmet Ozkaya, è stato per dodici anni al servizio dell’Ambasciata di Turchia, la cui sede si trova poco lontano.


Il locale è arredato in modo semplice - è vero -, ma è curato, con una buona attenzione per i particolari (i tovaglioli, i calici).
Le pareti sono istoriate con belle ceramiche importate dall’Anatolia, con l’azzurro che domina, azzurro che è comune a tutto il Mediterraneo, dagli azulejos portoghesi alle ceramiche italiane. Quelle piastrelle dipinte raccontano molto della nostra storia d’Europa: questa vocazione ornamentale si è diffusa in tutta Europa, raggiungendo le coste del mare del Nord (nelle ceramiche danesi, per esempio, dominano il bianco e il blu).
Alle pareti è appesa anche qualche bella stampa, manufatti tessili, piatti decorati... insomma, l’insieme è gradevole e il carattere etnico del ristorante non è dato da una moda o da un arredo forzato, ma quasi dalla nostalgia che marito e moglie (lui in cucina, lei in sala) hanno della terra ottomana (compresa la bella musica di sottofondo che accompagna la nostra cena).

Il servizio è più che cortese, con una cameriera rumena – per aumentare il melting pot del locale - davvero attenta alle esigenze del cliente. Dopo aver chiesto spiegazioni sui piatti e sulle bevande, scegliamo dal menù e dalla carta dei vini quel che ci sembra adatto a questa cena informale e "curiosa".

Ordiniamo due Meze Tabaði (7 euro l’uno), composto da piccoli assaggi misti: melanzane, sedano, yogurt e spinaci, peperoni con porri e peperoncino, crema di fave. Sono piccole delizie, con gli ingredienti tagliati, tritati, sminuzzati, amalgamati in boule accattivanti anche nella presentazione, oltre che buone al palato.
La persona che mi accompagna decide di proseguire con un piatto dal nome davvero pretenzioso: il Kurban Kavurma (12 euro), il Piatto degli Dei. E’ carne di agnello condita con spezie. Io opto per Et Güveç (12 euro), una terracotta con carne di manzo, formaggio fuso, melanzane, pomodori, funghi e, forse, un po’ troppo olio.
Ad accompagnare la cena, un più che discreto Villa Doluca (18 euro), un rosso che accompagna bene ciò che è arrivato in tavola.
Rinunciamo ai dolci tipici, come il Kaliburabasti (un impasto sciroppato alle noci), tutte leccornie che hanno ingredienti comuni con molte preparazioni dolciarie dell’area mediterraneo e del Vicino Oriente: il miele, le noci, le mandorle, i canditi, la pasta sfoglia. Terminiamo invece con il caffè turco, filtrato lentamente in una specie di piacevole rituale, e con il Raki, un distillato aromatizzato con l’anice; anche in questo caso una pianta che fa da comun denominatore a molti preparati alcolici dell’area: dall’ouzo greco al pastis francese, dall’arrak israeliano alla sambuca italiana.
In tutto, acqua minerale (2,50 euro) e pane (4 euro per due persone) inclusi, spendiamo in due 70 euro (con due raki e due caffè a testa).
Rimane da citare l’ottima accoglienza dei proprietari: si è tirato a far tardi chiacchierando piacevolmente e questa, pur non inclusa nel menù, è forse la qualità migliore della buona tavola.

SCHEDA
Provato il 10 aprile 2008
Dove si trova? Via Nomentana, 81 - 00161 Roma (Mappa) - Tel. 06.44251310
Prenotazione: consigliata
Parcheggio: si trova abbastanza comodamente lungo via Nomentana o nelle vie limitrofe

Nessun commento:

Posta un commento